Dopo oltre quindici anni di attività professionale sento il bisogno di guardare indietro, per misurare quanta parte della produzione fin qui realizzata può essere mostrata con il piacere che solo un lavoro ben svolto può dare. Sono infiniti gli ostacoli che si frappongono alla corretta realizzazione dei progetti: condizionamenti economici, in primo luogo, ma anche culturali, legati alla sensibilità ed alle aspettative dei committenti. Ostacoli a volte insormontabili, dovuti ai tanti vincoli urbanistici o conservativi introdotti da strumenti di pianificazione redatti distrattamente o con dolo e drammaticamente efficaci a lungo. Rivedere perciò le immagini delle opere che per incanto si sono materializzate mi procura un senso di sorpresa, appena mitigata dalla consapevolezza dell’esistenza del restante 90% dei progetti rimasti tali. Qualità degli spazi interni ed esterni, cura dei dettagli, ricerca di soluzioni efficaci e durature, rispetto per i materiali e le tipologie tradizionali, sperimentazione oculata di nuovi materiali e tecniche, rispetto delle aspirazioni del committente e delle conoscenze degli operatori del cantiere: questi i punti base della mia attività professionale. Con la loro capacità di suscitare interesse o risvegliare ricordi, i segni sono da sempre componente essenziale dei miei progetti. Tuttavia, nelle ultime realizzazioni essi sono divenuti progressivamente più evidenti, fino a materializzarsi in forme anche molto appariscenti ma sempre rigorose e funzionali. Attraverso tali segni, ma solo a posteriori, è possibile riconoscere i frammenti di un linguaggio, la cui evoluzione si è determinata quasi per caso, in funzione delle opportunità offerte dagli incarichi ricevuti. Molto spesso, nei progetti domestici qui presentati, il camino diventa punto di accumulazione di segni destinati a compensare la perdita di funzionalità dell’oggetto con una forte carica simbolica. Il disegno del camino è così l’occasione per sperimentare sofisticate architetture in “vitro”, i cui esiti potranno essere trasferiti alla più impegnativa scala dell’edificio. |
aprile 2004 |
marzo 1988, a Capri con il prof. Nicola Pagliara e gli studenti del 5° anno di Architettura |
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